Un vetro ricamato a “rete di serpenti”
un unicum dalle necropoli della città romana
Il Museo Archeologico espone in una delle tante vetrine oggetti provenienti da uno scavo urbano, con lucerne, balsamari, un mortaio per la preparazione di cosmetici, un anello. Questo piccolo quanto eccezionale corredo funerario, databile al I secolo d.C., è caratterizzato da uno straordinario reperto vitreo, allo stato attuale unico in Italia: una bottiglia straordinariamente decorata.
Il contesto del ritrovamento
Nella zona orientale dell’antica Patavium, ai margini dell’abitato, era situata un’ampia necropoli, i cui limiti non sono ancora oggi del tutto noti. L’area era interessata dalla presenza di recinti funerari e di più semplici sepolture terragne. Il rito funebre più attestato è quello ad incinerazione; l’arco cronologico di utilizzo della necropoli risulta esteso tra I secolo a.C. e II secolo d.C. In quest’area necropolare, nel corso di uno scavo realizzato nel 1997 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto per l’ampliamento dell’area ospedaliera universitaria tra via Gattamelata e via Giustiniani, è stata rinvenuta una curiosa sepoltura - denominata tomba 3 - dotata di un singolare corredo funerario.
La sepoltura e il suo corredo
La tomba 3 era caratterizzata da una fossa quasi circolare, al cui interno si trovava uno spesso strato di terra di rogo, a sua volta coperto da uno strato di sabbia frammisto a carboni, malte e intonaci. Un livello limoso, giallastro, ricopriva la stratificazione sottostante, sigillandola.
Lungo il perimetro della fossa, in mezzo alla terra di rogo, erano dislocati quasi tutti gli elementi del corredo. Alcuni chiodini di bronzo e una lucerna si trovavano invece in posizione centrale, insieme alle ossa combuste, appartenenti ad una donna di giovane età. Tali oggetti possono essere datati, su base tipologica, alla fine del I secolo d.C. La presenza di un asse di Domiziano all’interno della sepoltura permette di datare l’intero contesto tombale tra la fine del I secolo d.C. e gli inizi del successivo.
La bottiglia pseudo-diatretum
La bottiglia di vetro, rinvenuta in posizione originaria e in un contesto pressoché sigillato, è l’oggetto più interessante del corredo. È alta 23,3 cm ed è caratterizzata da un corpo ovoidale con pareti dallo spessore sottile; il vetro è decolorato e la decorazione è straordinaria: una serie di sottili cordoncini ondulati alternati ad altri dritti e lisci è stata fatta aderire alla superficie in senso verticale, successivamente sono stati applicati altri cordoncini che poggiano sui precedenti come festoni inversi orizzontali. L’effetto è una sorta di reticella a rilievo che copre l’intero oggetto, quasi un “ricamo”.
Questa tecnica caratterizza una classe di vetri definita diatreta o, con termine derivante dal tedesco, “a rete di serpenti”. Si tratta di materiali databili ad epoca tardo imperiale, dunque ben più tardi della bottiglia rinvenuta nella necropoli patavina.
Questo oggetto rappresenta, per ora, un unicum nella Venetia. È confrontabile con i vasi rinvenuti in una delle stanze della residenza estiva dei re indo-sciti Kushana a Begram - località situata a circa 60 km a nord di Kabul, in Afganistan - scavata tra il 1937 e il 1939 da una missione archeologica francese. Nel corso dell’invasione iranica, uno dei sovrani Kushana aveva murato due stanze della dimora per salvare un eccezionale tesoro comprendente, tra il resto, i vasi di vetro decorati.
Il luogo di produzione di questi oggetti non è noto, ma è probabilmente riferibile all’area compresa tra l’Egitto (Alessandria) e la costa siro-palestinese; Begram parrebbe rappresentare l’estremo terminale di diffusione commerciale verso Oriente, lungo le vie della seta e delle spezie che raggiungevano l’India e la Cina.
Le possibili interpretazioni
La presenza di questa bottiglia a Padova, in una tomba femminile, resta ad oggi enigmatica e pone agli studiosi molte domande: non è chiaro, infatti, se questo oggetto di straordinario pregio fosse un dono esotico, non destinato a un concreto impiego, o se invece fosse destinato a contenere qualche preziosa essenza profumata utilizzata dalla giovane e sconosciuta fanciulla sepolta nella tomba.
E di certo anche la sepoltura, con quella singolare disposizione degli oggetti lungo la fascia perimetrale della fossa, apre agli studiosi interessanti prospettive di ricerca.
Musei Civici agli Eremitani, piazza Eremitani 8
tel. +39 049 8204551
fax +39 049 8204585
orario: tutto l'anno 09.00 - 19.00
chiusura: tutti i lunedì non festivi, Natale, S.Stefano, Capodanno, I Maggio
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intero euro 10.00
ridotto euro 8.00
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