Qui da noi il tempo non c'è

Installazione scultoreo sonora di Antonio Panzuto

Dal 18 luglio al 19 ottobre 2025 l'Arena Romana del complesso del Museo Eremitani ospita "Qui da noi il tempo non c’è, installazione scultoreo sonora di Antonio Panzuto, promossa e organizzata dai Musei civici di Padova con il contributo della Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo.

Con la collaborazione drammaturgica di Alessandro Tognon, l’artista ha creato un percorso scandito da venti “stazioni” interattive, un villaggio sospeso sulle cime di alberi senza rami e senza foglie, dotati ognuno di codice QR: inquadrato con lo smartphone, questo consente di accedere a una traccia audio ogni volta diversa, costituita da un monologo che riflette sulla “sostanza” del tempo e il senso dell’esistenza. L’essenzialità contrassegna l’intero lavoro. Le voci narranti, incise non da attori ma da persone comuni, provengono da un villaggio di piccole case collocate in cima ad alte cortecce senza rami né foglie. L’intenzione di Panzuto è quella di creare un luogo i cui singoli elementi entrano in relazione con i resti archeologici e la vegetazione dei giardini dell’Arena, e che assieme danno forma a un possibile aldilà simile a un uliveto, «dove il vento arriva puntuale nel pomeriggio».

A tessere questa trama sonora sono personaggi invisibili oramai “passati oltre”, i quali desiderano confrontarsi con i vivi, gettare nel nostro mondo un ideale messaggio in bottiglia. Le loro sono voci sospirate, dolorose, gentili, dignitose, rassegnate o sconfitte che somigliano a gesti quotidiani. Gli spettatori possono sedersi e ascoltare sotto ogni albero memorie e intimità che si affiderebbero a un diario: confessioni su quello che ognuno dei protagonisti ha compreso o finalmente capito della sua esperienza terrena, raccontate con il distacco sofferto di chi è ora dall’altra parte e torna sugli eventi del suo passato.

La panchina posta all’ingresso del percorso, accanto alla quale si erge un misterioso osservatore, è un invito a entrare in una dimensione immateriale separata dalla frenesia quotidiana, allo scopo di creare un proprio percorso tra una vita e l’altra, raccogliendo il senso di un messaggio accessibile solo a chi è disposto a prendersi il tempo per farlo.

La presentazione dell’installazione è a cura di Nicola Galvan. L'esposizione è aperta, ad ingresso libero, tutti i giorni dalle 9:00 alle 19:00.

Inaugurazione: giovedì 17 luglio, ore 17:30

Note biografiche e artistiche
Pittore, scenografo, scultore, Antonio Panzuto è un artista della scena che fugge alle etichette con sorridente discrezione. Nelle sue scenografie crea ambienti nei quali l’arte visiva scommette su come possa diventare scena, luogo di luce e di movimento creando particolari ambienti, set cinematografici sul palcoscenico e facendo un particolare uso della video animazione. Ha lavorato con i registi: Eugenio Allegri, Valerio Binasco, Tadeusz Bradecky, Edmond Budina, Giorgio Gallione, Massimo Navone, Cristina Pezzoli, Nenad Prokic, Daniele Segre, Fatbardh Smaja, Giampiero Solari, Alessandro Tognon, Leo Muscato, Ninni Bruschetta, Paolo Valerio, Francesco Niccolini, collaborando con il Teatro Stabile delle Marche, La Fondazione Emilia Romagna Teatri, il Teatro Stabile di Pistoia, la Fondazione Teatro 2 di Parma, il Teatro Stabile del Veneto, il Teatro dell’Archivolto di Genova, il Teatro Regio di Torino, il Teatro Eliseo di Roma, il Teatro Stabile di Trieste, il Teatro Stabile di Bolzano, il Circuito Lirico Lombardo ed altri Centri di Produzione Italiani. Le sue macchine teatrali sono abitate da oggetti e figure azionate a vista tramite grovigli di fili: mescolando legni e metalli, corde e tessuti, produce visioni secondo i segreti dettami di una drammaturgia pittorica che procede per affinità e corrispondenze più che per nessi logici o narrativi. Inventa originali spettacoli con oggetti, macchine, sculture e pitture di assemblaggio con motori o oggetti di scarto, espulsi dalla nomenclatura del bello, con pezzi di ferro saldati, incollati, accostati apparentemente a caso, inchiodati con vecchie tavole, dipinte a pennellate larghe e incostanti. Vincitore nel 2016 del premio “Le maschere del Teatro Italiano” per la migliore scenografia (Il Deserto dei Tartari). Vincitore del premio Miglior scenografo 2020 dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro.

Alessandro Tognon regista e docente di Lettere, è co-autore e regista da sempre degli spettacoli e delle installazioni di Antonio Panzuto. È stato regista di Drama Teatro di Modena e della Fondazione ERT Emilia Romagna Teatri.

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